VIVIAN MAIER. Nelle sue mani

©Vidi srl
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Nel suo tempo libero, Vivian Maier ha fotografato strade, persone, oggetti, paesaggi: in sostanza, lei ha registrato ciò̀ che – improvvisamente – le è capitato di vedere. Lei era capace di catturare il suo tempo per una frazione di secondo. Ha raccontato la bellezza delle cose ordinarie, cercando impercettibili crepe ed elusive inflessioni di autenticità̀ nella banalità̀ quotidiana.  Anne Morin, curatrice

Un fondale nero, come un rullino non ancora impresso. Così le pareti dell’Arengario di Monza svolgono una piccolissima parte dell’infinita produzione fotografica di Vivian Maier, frammenti di vita nelle strade di New York, filmati in girati in Super 8, fermo immagine in bianco e nero profondi ed intensi. Ma non solo. Al centro della sala le pareti geometriche si spezzano ed ospitano una più raccolta selezione a colori.

Il progetto grafico usa il colore arancio per guidare il visitatore, spiccando sul nero rende immediatamente riconoscibile il racconto lessicale e didascalico, racconto per parole parallelo a quello per immagini.

Monza, Arengario, 2017




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